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La prima documentazione storica sulle terme bolognesi viene fornita dalla lunga iscrizione incisa su una tabella in calcare, murata nel cortile di Palazzo Albergati (Via Saragozza). Un’altra importante iscrizione, rinvenuta nell’area suburbana di Bononia, risale al III sec. d.C.
Grazie a tali documentazioni si possono accertare questi fatti storici.
L’imperatore Augusto ha costruito un impianto termale pubblico a Bologna agli inizi del I secolo d.C.; tali terme sono state successivamente ristrutturate nel I sec. d.C. da un altro imperatore della casata Giulio-Claudia. Il nome preciso è stato cancellato: si può trattare di Caligola o di Nerone, perché entrambi condannati a damnatio memoriae. È plausibile che si tratti di Nerone, che era particolarmente legato alle sorti di Bononia.
Nel II sec. d.C. un facoltoso bolognese, Tito Aviasio Servando, lascia per testamento a nome del figlio Seneca un’ingente somma (400.000 sesterzi) perché fosse possibile l’accesso gratuito alle terme augustee da parte di adulti e bambini di entrambi i sessi.
Nel III sec. d.C. c’è un’iscrizione di carattere che oggi definiremmo pubblicitario, in cui Caio Legianno Vero offriva nelle sue terme suburbane gli stessi servizi e comfort che si potevano trovare nelle terme di città (more urbico).
La storia termale di Bologna dura quindi da più di 20 secoli, seppur con alterne vicende.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento c’erano le terme di Corticella, a cui seguirono quelle di Casaglia. Le terme dell’Ottocento e Novecento erano dedicate soprattutto alle inalazioni e alla qualità chimica delle acque.
La fine del XX secolo è segnata dall’attività delle Terme Felsinee, a cui seguono nel sec. XXI le Terme San Luca e Terme San Petronio. Le moderne terme di III generazione riprendono sia la filosofia del termalismo romano (incentrato sui bagni termali e sull'alternanza caldo/freddo), sia quella delle terme dell'Ottocento basate sulla composizione chimica delle acque, aggiungendo l'importanza del training fisico.
Le terme romane avevano un’organizzazione molto articolata. Il nucleo centrale era rappresentato dai servizi che mettevano a disposizione acqua a varie temperature: c’era il caldarium in cui si trovavano l’alveus (vasca d’acqua calda) e il labrum (fontana di acqua fredda), mentre per i più resistenti c’era anche il frigidarium, cioè una vasca con acqua completamente fredda. Attorno a tale zona centrale c’era il reparto della cura del corpo, basato specialmente su massaggi e uso di unguenti.
Interessante tutta l’area dell’attività sportiva nella sua varietà: giochi con la palla e con il cerchio, lotta, pugilato, scherma… Importante è pure per i Romani l’aspetto della socializzazione, visto che alle terme si parla e si tratta di tutto, dagli affari economici a quelli sentimentali. Infine, se è necessario, alle terme c’è anche la possibilità dell’intervento del medico.
Se confrontiamo le attuali terme bolognesi con quelle romane da un punto di vista operativo, troviamo differenze legate soprattutto al progresso tecnico. Una cosa è certa: il percorso termale che va dalle piscine calde a quelle fredde rimane centrale anche nelle terme odierne, così come rimane il reparto delle cure del corpo (oggi si parla di beauty farm termale o spa).
È cambiato molto l’ambiente sportivo: il training fisico si fa nelle palestre, con strumentazioni sofisticate come quelle Technogym. La socializzazione cambia in base ai diversi ritmi di vita, quindi è meno continuativa rispetto al tempo dei Romani, e la si ricerca negli spazi serali (cioè le “notti azzurre”) e nei weekend rigeneranti.
Infine, mentre nelle terme romane oltre al centro prettamente termale spiccavano servizi diversificati per la socializzazione - zone di ristoro, spazi per attività sportive, biblioteca… - le terme di oggi hanno sviluppato maggiormente l’aspetto prettamente medicale. Vi si trovano quindi ambulatori specialistici, centri di diagnostica (tac, risonanze, ecografie), presidi di medicina fisica e riabilitativa.
Per i Romani le terme, prima di essere un luogo di rilassamento, socializzazione e sport, erano un posto in cui si mettevano in primo piano la prevenzione e la salute nel senso più completo del termine. La verità di queste affermazioni si trova nella natura del cosiddetto “percorso termale” di cui ogni complesso romano era dotato.
I Romani sapevano che il passaggio graduale dal freddo al caldo e viceversa genera nell’organismo una serie di benefici che noi oggi siamo in grado di spiegare scientificamente, mentre essi li conoscevano solo a livello pratico ed empirico. Oggi si sa che il cosiddetto “metodo Kneipp”, basato proprio sul passaggio caldo-freddo, crea processi di vasodilatazione e vasocostrizione, tonifica il cardiocircolatorio, previene l’arteriosclerosi, l’invecchiamento, le artrosi, gli infarti e gli ictus. Se si pensa che più del 70% delle malattie è legato al cardiocircolatorio, si capisce l’importanza del metodo Kneipp per la prevenzione e la salute.
I Romani realizzarono tale metodo con il rito del circuito termale. Le terme odierne del Mare Termale Bolognese lo realizzano con le tecniche artero-venose globali per una vera e propria ginnastica vascolare.
Cambiano le terminologie, cambiano le tecniche, ma gli obiettivi e le finalità restano sempre gli stessi, nonostante che il percorso che va dalle terme augustee a quelle di oggi comprenda più di 2000 anni.
Si ringrazia il Museo Civico Archeologico di Bologna per le immagini e le informazioni d'archivio.