Chizu Kobayashi nasce a Niigata, a nord ovest di Tokyo il 30 giugno 1978. Ha vissuto negli Stati Uniti per alcuni anni durante l’adolescenza. Qui all’età di 12 anni rimane folgorata dalle opere in fil di ferro di Alexander Calder al Whitney Museum di New York. Tornata in Giappone, si laurea al Musashino Art University di Tokyo con una specializzazione in lavorazione dei metalli.
Dopo la laurea lavora a Tokyo per un’agenzia di relazioni pubbliche specializzata in gastronomia e in questo periodo ha l’opportunità di conoscere l’arte, la cucina e il lifestyle italiano. Nella primavera del 2008 arriva in Italia e viene colta da un vero e proprio colpo di fulmine per Bologna che non lascerà più.
Qui lavora come designer usando il fil di ferro continuando l’arte che aveva appreso in Giappone, arricchita dalle suggestioni che provengono dal paese in cui ha scelto di vivere e creare. Cucina il sushi ma è più facile sentirla parlare di cibo della tradizione bolognese. Sono ghiotte di tortellini, infatti, Yuma e Miu, le sue due splendide bimbe “nippobolognesi” per lei inesauribile fonte di ispirazione. Nelle sue mani il ferro prende vita. Da materiale inanimato il filo metallico grazie a Chizu Kobayashi diventa poesia.
La sua arte non ha confini, tutto può essere rappresentato - animali, persone, oggetti, situazioni – che non sono semplici ritratti ma vivide rappresentazioni interpretate dalla fantasia di Chizu. Impossibile non emozionarsi di fronte alle sue creazioni. Sculture in fil di ferro dalle linee pulite dove sono i dettagli a renderle magiche. Proprio in questo sta la poesia delle opere di Chizu, nella capacità di saper caratterizzare i suoi lavori con un colpo di pinza decisivo, quello che dà la vita al ferro. Usa strumenti e materiali da officina per rileggere la realtà ma più che il filo Chizu modella l’aria, la luce e l’ombra: è questo che la rende unica. La leggerezza è parte di questa poesia. Le opere di Chizu sembrano fatte per volare perché sempre proiettate verso l’infinito. È lì che rimandano queste sculture aeree, ad un mondo di pace in cui è bello abbandonarsi.